Pubblicato su Politica Domani Num 8 - Novembre 2001
Il piano economico per il prossimo
triennio
IL GOVERNO VARA LA FINANZIARIA
Previsti tagli alla spesa pubblica e aumenti delle
pensioni minime
Raffaello A. Doro
La politica interna in un momento
drammatico come quello che stiamo vivendo, mentre in Afghanistan si
spara e si muore, sembra passare in secondo piano. Non ce lo possiamo
permettere. In questa sede vogliamo esaminare la legge Finanziaria (DPEF
2002-2006) appena emanata dal nuovo Governo. Da questa dipendono infatti
le condizioni di vita di un cospicuo numero di italiani per i prossimi
anni.
Uno degli aspetti che più colpisce della legge di programmazione
economica e finanziaria che ammonta a 17 miliardi di euro (circa 33
mila miliardi di lire), è la dose consistente di tagli alla spesa
pubblica la quale complessivamente, secondo le previsioni del ministro
Tremonti, diminuisce dal 47,2% al 41,9%.
Una novità è rappresentata dall'innalzamento della detrazione
per i figli a carico, da 408.000 a 1.000.000 a figlio, che riguarda
circa 8 milioni e mezzo di persone; si vuole sottolineare così
una politica rivolta prevalentemente a favore dei nuclei familiari di
cui questo governo dichiara di farsi garante. È previsto inoltre,
per gli ultra sessantacinquenni che non hanno altri redditi e che si
trovano sotto il livello di soglia di povertà (due milioni di
pensionati), l'innalzamento delle pensioni minime a 1.000.000.
Visto anche il contesto internazionale, il ministro dell'economia Tremonti
ha dichiarato che i soldi pubblici saranno destinati soprattutto alla
sicurezza interna e alla difesa. Per la sicurezza e per finanziamenti
speciali alle forze armate è previsto un incremento della spesa
di 3.532 miliardi nel biennio 2002-2003.
A conferma della riduzione della spesa pubblica va rilevato che i piani
di rilancio delle grandi opere infrastrutturali sono stati ridimensionati
e partiranno solo i lavori per cui erano stati già approvati
i progetti e i relativi finanziamenti per 15 mila miliardi. La vendita
degli immobili pubblici dovrebbe ammontare a circa 15 mila miliardi,
una curiosa coincidenza perché si tratta della stessa cifra preventivata
per costruire strade e reti. Una coincidenza che non ha mancato di suscitare
polemiche e dubbi riguardo; sembra, in effetti, che le infrastrutture
si costruiscano con i soldi ricavati dalla vendita del patrimonio edilizio.
Per quanto riguarda un settore fondamentale come l'occupazione sono
previsti 2.265 miliardi mentre per le imprese e il Mezzogiorno vengono
stanziati 1.460 miliardi.
Per la scuola, altro settore in difficoltà, sono stati stanziati
4.487 miliardi da utilizzare nel triennio 2002-2004; inoltre per i contratti
nazionali di due categorie affollatissime come gli insegnanti e i poliziotti
è prevista per il 2002 una cifra complessiva di circa 6 miliardi
di lire.
La legge ha l'obiettivo dichiarato di arrivare al rapporto deficit/PIL
dello 0,5% previsto dai parametri della Unione Europea (quello attuale
è dell'1,7%).
La Relazione previsionale e programmatica (quadro macroeconomico della
finanziaria) tenuta il 28 Settembre a Palazzo Chigi, ha nel complesso
indicato altri miglioramenti che con la nuova legge il Governo è
convinto di raggiungere. Su questi obiettivi tuttavia pesa come un macigno
la situazione internazionale, e lo stesso FMI (Fondo Monetario Internazionale)
non è stato molto ottimista. Si pensa, comunque, che il PIL crescerà
quest'anno del 2,0% e del 2,3% il prossimo; mentre, per quanto riguarda
l'inflazione, i prezzi dovrebbero crescere del 2,8% per il 2001, dell'1,6%
nel 2002 e di circa l'1% negli anni successivi. Infine, il tasso di
disoccupazione dovrebbe calare: dal 9,6% del 2001, al 9,2% del 2002,
fino al 7% del 2006.
Questa legge finanziaria ha ricevuto la risposta positiva dalla Confindustria
grazie ai previsti aiuti alle imprese, ma quella negativa dei sindacati
per la mancanza di coraggio nell'affrontare le condizioni, sempre critiche,
dell'occupazione.

