Pubblicato su Politica Domani Num 8 - Novembre 2001
Mondo mediterraneo medievale e
moderno
SCONTRO ORIENTE-OCCIDENTE
Osservazioni in margine allo scontro tra civiltà
Alberto Foresi
I recenti drammatici eventi che hanno
colpito gli Stati Uniti e, indirettamente, le nazioni occidentali, unitamente
al timore di ulteriori luttuosi avvenimenti, hanno riportato alla ribalta
l'idea che sia in atto una sorta di conflitto fra due civiltà,
quella arabo-islamica e quella occidentale americana, europea e, almeno
parzialmente, cristiana. Idea che, al di là di grossolani e frettolosi
giudizi, in parte è valida, in quanto appare evidente da quanto
è accaduto che in alcune componenti del mondo islamico è
radicata una profonda ostilità verso l'Occidente, ostilità
che trae alimento sia da motivazioni sociali, politiche ed economiche,
sia religiose, fuse in un coacervo che potrà portare conseguenze
di estrema gravità per entrambe le civiltà.
Anche in questo caso il problema,
prima che nella sfera contingente del politico e del militare, si colloca
primariamente in una dimensione storica e perciò nella sostanziale
ignoranza in Occidente del mondo islamico, della sua storia e delle
sue caratteristiche peculiari, ignoranza che portò Dante a collocare
Maometto fra i seminator di scandalo e di scisma insieme al novarese
fra' Dolcino, non riconoscendolo quale fondatore di un nuovo credo religioso,
ignoranza che ha condotto alcune nazioni occidentali ad una politica
poco confacentesi alla realtà islamica. In primo luogo è
opportuno soffermarsi sul sorgere della potenza islamica. Agli inizi
del VII secolo il Medio Oriente era diviso fra le due superpotenze dell'epoca,
l'Impero romano d'Oriente e l'Impero persiano, da secoli in lotta ed
entrambi sostanzialmente disinteressati alla penisola arabica, abitata
da tribù dedite al commercio ed alla pastorizia, prive di compattezza
politica o di potere militare. È solo grazie alla predicazione
di Maometto che si realizza un'improvvisa unificazione di tali popolazioni
le quali, sotto la guida del Profeta e, dopo la morte, dei suoi successori,
i califfi Abu Bakr, Omar, Othman e Ali, iniziarono una campagna di espansione
volta in Oriente al dissolvimento dell'Impero sasanide e in Occidente
all'occupazione di ampie ed importanti province bizantine, quali la
Siria e l'Egitto, province oramai profondamente cristianizzate e conquistate
in modo cruento e sanguinario, come testimoniano le coeve cronache del
vescovo armeno Sebeos e del vescovo copto Giovanni di Nikiu. E sarà
proprio dal contatto con civiltà allora più evolute che
consentirà agli Arabi il successivo fiorire artistico e culturale
che caratterizzerà il dominio islamico nell'area iranica, siriana,
egiziana e, in seguito, spagnola. Il sorgere della potenza islamica
si configura perciò quale evento traumatico nella storia del
mondo romano-cristiano, come già aveva sottolineato il Pirenne,
il quale, nel suo libro Maometto e Carlomagno, indicava l'inizio del
Medioevo proprio nel momento dell'espansione arabo-islamica lungo le
coste del Mediterraneo e nel conseguente venir meno dell'unità
romana del Mediterraneo. Nonostante alcune dovute correzioni che nel
corso degli anni sono state portate a tale interpretazione, è
comunque indiscutibile che Cristianità ed Islam sono stati i
principali antagonisti nel contesto storico del mondo mediterraneo medievale
e moderno, protagonisti entrambi di sanguinose guerre e reciproche minacce,
basti pensare alle Crociate, alla battaglia di Lepanto del 1571 (è
una singolare coincidenza che l'attacco anglo-americano contro l'Afghanistan
sia avvenuto il 7 ottobre, anniversario di tale battaglia), ai ripetuti
tentativi di conquista di Costantinopoli, baluardo della Cristianità
in Oriente, agli assedi di Vienna da parte dell'esercito turco del 1529
e del 1683 o, infine, allo stermino perpetrato dagli Ottomani ai danni
degli Armeni cristiani agli inizi del XX secolo. È comunque da
sottolineare che, nonostante tali duri e sanguinosi conflitti, non sono
tuttavia mancati momenti di incontro e dialogo tra i due mondi, momenti
in cui il rispetto e la comprensione reciproci sono prevalsi sul furore
bellico e sulla volontà di conquista. Basti pensare alla particolare
Crociata intrapresa da Federico II di Svevia, sovrano fortemente influenzato
dalla cultura e dalla civiltà islamica, il quale, invece di marciare
in armi contro il sultano ayyubbide del Cairo Al Malik Al Kamil, preferì
instaurare con lui nel 1229 una trattativa diplomatica che consentì
ai Cristiani il libero accesso ai luoghi sacri della Palestina e, contestualmente,
allo Svevo il dominio per dieci anni sui luoghi santi e l'assunzione
della corona del regno di Gerusalemme. O anche all'incontro avvenuto
intorno al 1220 tra Francesco d'Assisi e il medesimo sultano, il quale
mostrò verso il Santo benevolenza ed ammirazione, riconoscendo
in lui un uomo di Dio, devoto al pari dei Musulmani. Significative di
tale diverso atteggiamento sono le parole che il patriarca di Costantinopoli
Nicola Mistico (X sec.) scrisse all'emiro di Creta: "Anche quando
la differenza di fede ci separa come fosse un muro, la fermezza della
riflessione, dell'intelligenza e della condotta, la salda umanità
e in breve tutte le qualità che adornano e onorano la nostra
natura, accendono in chi predilige il bene l'amore per coloro che sono
dotati di tali virtù." Infine, un ultimo aspetto che caratterizzò
la percezione degli invasori arabi da parte delle popolazioni vittime
è a mio avviso degno di nota, e cioè il collocare tale
flagello in una dimensione apocalittica cristiana. Come testimoniano
sia Sebeos che Giovanni di Nikiu, l'invasione araba è assimilata
all'avvento della Quarta Bestia dell'Apocalisse, la punizione inviata
da Dio sull'Impero bizantino per punirlo delle persecuzioni perpetrante
ai danni degli Armeni e dei Copti egiziani monofisiti. È in questa
prospettiva che si può tentare un ardito parallelo tra i contestatori
antiglobalizzazione e gli autori degli attacchi di New York. È
l'identificare, sia pure con differenti motivazioni e ovviamente diversi
metodi di lotta, la civiltà occidentale capitalistica quale regno
del male, artefice di sfruttamento e di oppressione nei confronti dei
più deboli. Ed è proprio una nuova dimensione apocalittica
quella simboleggiata dagli aerei lanciati contro i grattacieli americani,
simili a nuove torri di Babele abbattute da Dio per punire l'orgoglio
umano.
PER APPROFONDIRE:
F. Cardini, Europa
e Islam, Laterza, Roma-Bari 1999.
A. Ducellier, Cristiani
d'Oriente e Islam nel Medioevo, Einaudi, Torino 2001.
F. Gabrieli, Maometto
e le grandi conquiste islamiche, Il Saggiatore, Milano 1967