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Pubblicato su Politica Domani Num 9 - Dicembre 2001 Africa, un paese
sterminato dall'aids
MILIONI DI MORTI
Il Governo africano di fronte ad un bivio: scienza
o economia? Daniele Proietto L'AIDS è uno dei più
grandi problemi che affligge il mondo intero: ogni anno circa due milioni
e duecentomila persone muoiono a causa dell'Aids. Le vittime fino a
oggi sono più di sedici milioni. L'epidemia ha lasciato oltre
11 milioni di orfani in tutto il mondo, molti dei quali hanno contratto
il virus.
Il 95% delle persone affette dal
virus risiede nei paesi in via di sviluppo, dove la povertà,
la mancanza di assistenza sanitaria e di cultura e l'insufficienza delle
risorse, alimentano la diffusione dell'Aids. L'Africa sub-sahariana
continua ad essere la zona maggiormente colpita con il 70% degli infetti
di tutto il mondo. Qui il numero delle donne affette dal virus ha superato
per la prima volta del 5-6% quello degli uomini. Per entrambi i sessi,
è previsto che l'aspettativa di vita in Africa meridionale si
abbassi dai 59 ai 45 anni tra il 2005 e il 2010, a causa del diffondersi
dell'epidemia.
I tragici dati non si fermano qui: Sudafrica e Botswana detengono terribili
record. Nel primo risulta infetto il 20% della popolazione, mentre in
Botswana un adulto su tre ha contratto il virus. In altre sedici nazioni
dell'area subsahariana, oltre un decimo della popolazione tra i 15 e
i 49 anni è portatore del virus, e in alcuni casi si arriva fino
a un quinto.Ci si aspetta che metà degli adolescenti di alcuni
Stati africani siano spazzati via dalla malattia, secondo le statistiche
ufficiali in alcuni paesi africani la probabilità per un quindicenne
di morire di questa malattia è superiore al 50%.
L'impatto sulle nazioni africane più povere - in cui cala di
continuo il numero di adulti economicamente attivi - è devastante.
In paesi come lo Zimbabwe muoiono duemila persone a settimana, la produzione
agricola è in diminuzione, e la morte di persone istruite costringe
molte attività alla bancarotta.
Il problema principale è quello della poca informazione e della
mancanza di cultura, che inevitabilmente si intrecciano per sfociare
poi nella superstizione, la quale gioca un ruolo molto importante. Il
rapporto dell'ONU cita un'inchiesta condotta lo scorso anno in Kenya
su 72 bambini divenuti orfani in seguito all'Aids. Nonostante questi
ragazzini conoscessero la malattia, molti credevano che la vita dei
propri genitori fosse stata portata via da una stregoneria o da un malocchio.
In tali condizioni parlare di una campagna informativa che coinvolga
le popolazioni africane sembra un'impresa disperata.
La maggior parte delle colpe di quanto sta accadendo sono per lo più
imputabili al governo: Nelson Mandela durante il mandato della sua presidenza
(terminata lo scorso anno) cercò di contrastare la politica dei
prezzi dell'industria farmaceutica internazionale, che rende trattamenti
come l'Azt inaccessibili per i paesi poveri, uscendone, in una prima
fase, vincente (cfr. P.D. n. 4 e 5). Con l'avvento al potere di Mbeki
il ministero della sanità sudafricano ha respinto le tesi sull'utilità
delle terapie anti-retrovirali che prevedono trattamenti con medicinali
come l'Azt ed è molto tiepido sulla necessità di politiche
di prevenzione e di campagne sul sesso sicuro, sposando invece le tesi
di Duesberg, secondo il quale l'Aids non è provocato dall'Hiv
e l'Azt è praticamente un veleno per gli uomini. Ma secondo l'opinione
di molti osservatori la scelta di Mbeki e del suo governo sarebbe stata
dettata più da motivi economici (e gli interessi in ballo sono
molti) che da convinzioni scientifiche.
Quello dell'Africa sembra essere un problema troppo grande per le organizzazioni
locali, troppo in ritardo nell'applicare le già esigue misure
di sicurezza e di prevenzione a disposizione. Il capo dell'UNAIDS, Peter
Piot, si augura che quello che sta accadendo in Africa possa almeno
servire da monito per quelle zone del mondo, inclusa l'Europa, dove
il problema non si è ancora rivelato così grave. (Fonte dati: www.cnnitalia.it)
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