Pubblicato su Politica Domani Num 9 - Dicembre 2001
Greccio, 1223
Il Natale secondo Francesco
Il presepe e il suo simbolismo in San Francesco
d'Assisi
Alberto Foresi
Anche quest'anno, all'avvicinarsi
del Natale, in molte case si rinnova l'usanza del presepe e in molte
località si organizzano presepi viventi. Nonostante oggi tale
tradizione sembri avere in parte perso il suo originario valore simbolico,
divenendo talvolta poco più di un'attrattiva turistica, merita
attenzione il riconsiderare i motivi che spinsero Francesco d'Assisi
ad idearlo nel 1223 nel castrum di Greccio, chiamando gli abitanti del
villaggio a prenderne parte.
Intenzione del Santo era porre in
rilievo, conformemente alla sua concezione della spiritualità,
l'importanza della festività del Natale, giorno in cui Cristo,
Dio e Uomo, era venuto al mondo, fra gli uomini, per portare il suo
messaggio e dare, unitamente al suo messaggio salvifico, con la sua
vita un concreto esempio di umiltà e povertà. Seguendo
le parole di Tommaso da Celano, agiografo del Santo, Francesco, dopo
aver allestito il presepe vivente, officiò la messa e predicò
al popolo riunito, ponendo in risalto la povertà del re appena
nato, povertà sottolineata dalla stessa città, Bethlehem,
e dal luogo della nascita, una misera stalla. E tutto questo, secondo
Tommaso da Celano, perché Gesù bambino era ormai stato
dimenticato nel cuore di molti uomini ed era perciò necessario
rievocare l'immagine e l'esempio del Cristo, dato che ben si ricollega
alla critica che Francesco attua, nei suoi scritti e nelle sue azioni,
nei confronti della religiosità dei suoi contemporanei. Francesco,
con la sua rappresentazione, mira perciò a riscoprire l'umanità di Cristo, la sua vita fra gli uomini e, in ultimo, la sua sofferenza
sulla croce.
È interessante notare come egli non sembra partire da riflessioni
teologiche o biblico-scritturali, ma da un profondo sentimento religioso
e, contemporaneamente, dalla presa d'atto dell'inutilità, a livello
popolare, dell'esegesi teologica o allegorica in quanto non si era dimenticato
il dogma dell'incarnazione ma la reale portata dell'umanità di
Cristo. La nascita di Cristo non si presenta più, per Francesco,
come la nascita di un re, adorato dai Magi sotto il giubilo degli angeli.
Cristo nasce nell'indifferenza del popolo, rifiutato nelle locande,
con una stalla quale unico rifugio e una mangiatoia per culla. In tal
modo, non dal punto di vista dogmatico ma bensì della sensibilità
religiosa, Francesco attuava un rovesciamento della realtà di
Gesù, del quale, pur rimanendo sempre Dio, si riafferma l'essere
uomo dalla nascita alla morte. Francesco, inoltre, aveva sentito la
sofferenza di Cristo nella sua stessa esistenza, nel suo rifiuto della
ricchezza e nella sua vita con gli umili e i diseredati e il presepe
rappresenta l'immagine tangibile della venuta di Cristo tra gli umili
per affermare una nuova scala di valori. Con Francesco svanisce l'immagine
della Chiesa regnante, simboleggiata anche iconograficamente nel Cristo
Pantocratore, e si afferma l'immagine della Chiesa sofferente, rappresentata
dall'umana sofferenza del Cristo crocifisso.
Il presepe di Greccio non si limita pertanto ad una iniziativa da collocarsi
all'interno delle rappresentazioni religiose medievali di carattere
popolare. È sì rivolto al popolo ma per esporre la visione
di Cristo che aveva Francesco, per estrinsecare l'umanizzazione di Gesù
Cristo, Dio e contemporaneamente Uomo negli aspetti più tragici
della vita umana: la povertà, la sofferenza, la morte.